Il VetPartners Graduate Program ha accolto e continua ad accogliere tanti giovani veterinari che si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro.
In questa fase della propria vita lavorativa, la presenza di punti di riferimento è essenziale: ecco perché ogni allievo è affiancato da un Medico Veterinario più esperto con il ruolo di tutor.
Abbiamo chiesto a Sara Coan, tutor del VetPartners Graduate Program, di raccontarci la propria esperienza in questo ruolo. Ecco la sua storia!
Ciao Sara! Com’è iniziato il tuo percorso da tutor del VetPartners Graduate Program?
Trattandosi della prima edizione del Graduate Program, all’inizio il ruolo del tutor era da pianificare e nonostante avessi già seguito dei giovani veterinari questa prospettiva mi ha messo un po’ di paura. Però alla fine si prospettava un’avventura nuova e lì ha prevalso la voglia di provarci. E questa è una cosa per la quale volevo ringraziare VetPartners, per avermi scelta per questo ruolo, perché si sposa bene con il mio carattere e la mia voglia di provare cose nuove e sfidanti.
Perché per te è importante che un giovane veterinario sia affiancato nel suo percorso?
È importante che le persone che si affacciano al mondo del lavoro veterinario siano affiancate, perché si esce dall’università con un bagaglio di informazioni importantissimo ed è necessario aiutarli a trovare la tranquillità e la fiducia in sé stessi, nell’aprire le caselline giuste, nell’utilizzare le cose giuste al momento giusto. L’avere di fronte una persona che ci è già passata dimostra che ce la si può fare. Ed è importante anche avere un supporto emotivo, perché a volte ci sono dei momenti di scoraggiamento, dei momenti in cui si pensa di essere “speciali al contrario”, si pensa cioè “sono solo io che non sono in grado di fare le cose”. Il tutor può aiutare a sbloccare il potenziale, facendo capire che c’è qualcuno che aiuta e supporta, che ci è già passato.
Cosa ritieni sia importante per poter essere un buon mentore di un giovane collega?
Rimanere costantemente motivati ed essere dei motivatori è difficile. Io credo che la cosa fondamentale sia l’amore per la medicina, per il proprio lavoro e per gli animali. Sono questi i motori che ci spingono a lavorare ogni giorno e credo che queste cose siano fonte di ispirazione.
Credo che quindi il mentore debba essere una persona ispirata, in grado di stupirsi, di meravigliarsi anche dopo tanto tempo.
Che cosa ti appassiona di questo ruolo?
Spesso nel lavoro di tutti i giorni la noia può essere dietro l’angolo. Penso che ci sia un po’ il luogo comune nel credere che la noia vada combattuta con cose straordinarie, ma in realtà io credo invece che la noia e la routine non esistano. Fondamentalmente perché ogni giornata apparentemente uguale nasconde un potenziale incredibile e questo potenziale va raccolto perché poi alla fine è quello che genera la crescita individuale di ognuno.
La cosa che preferisco di più nel fare il mentore è il crescere con le persone e lo stupirmi insieme a loro.
Una cosa che hai imparato dalle giovani veterinarie che stai supportando
Quello che mi porto a casa da questi primi sei mesi di tutoring delle mie due allieve è la loro capacità di mostrare la propria vulnerabilità, comprendendo che non c’è niente di male nel lasciarsi andare ad una lacrima senza per questo perdere la bussola medica. Loro sono molto, molto appassionate ed empatiche, soprattutto nei confronti delle persone e del loro dolore, e assistere e fare da mentore a queste giovani veterinarie è stato molto bello perché mi ha ricordato c’è una grande forza nella vulnerabilità e nella sua consapevolezza.
Qual è il primo consiglio che daresti a un giovane veterinario?
Credo che consiglierei di mettersi in gioco, di non aver paura, di provare anche le strade non subito facili, di investire tante ore nella propria professione e di studiare. Consiglierei anche di concentrarsi non solo sullo studio tecnico ma anche sulle soft skills.
Cosa vorresti dire ai giovani veterinari?
Sappiamo tutti che il nostro è un lavoro difficile, un lavoro stressante, che a volte ti porta ad avere dei compromessi con la vita familiare, con le proprie aspirazioni extra lavorative. Però vorrei che la parola compromesso fosse pian piano sostituita dalla parola bilanciamento, che è un’altra cosa alla quale VetPartners tiene molto.
Vorrei dire a tutte le persone che svolgono questa professione di non sentirsi isolate, ma di considerarsi parte di una categoria, perché se una persona abbraccia un modo di pensare corale può cambiare e migliorare molte cose, e fare la differenza.
Grazie Sara per averci raccontato la tua esperienza!